VinGustando Campania, il presente è frutto del passato.
Il nostro presente è frutto del passato, e senza memoria non vi è passato e senza passato non esiste una identità. Ogni uomo dovrebbe conoscere le proprie radici, la propria provenienza, per comprendere fino in fondo se stesso e la società in cui vive, così come ogni popolo per sopravvivere alla modernità, dovrebbe conoscere e valorizzare le proprie tradizioni, gli usi e i costumi di generazioni antiche che, seppur lontane, continuano a mantenere un’eco di vitale importanza per la sopravvivenza della propria cultura.
Spesso ignoriamo che, proprio nel sapere collettivo dei nostri progenitori, si nascondevano verità incontrovertibili acquisite soprattutto dall’esperienza, che avevano però fondamenti scientifici allora sconosciuti, che ci hanno permesso di sopravvivere e di arrivare fino ad oggi. Ma oltre ai saperi dei nostri avi, è piacevole riscoprire e ricordare anche i sapori antichi e dimenticati.
Il nostro bel paese è pregno di sapori antichi, di pietanze che derivano da tradizioni tramandate spesso oralmente da madre a figlia e da nonna a nipote. Se poi ci soffermiamo entro la nostra Campania felix, allora scopriamo un mondo di tipicità, di tradizioni tutte legate al territorio. La Campania, la terra del sole, del mare e della cultura, fin dall’antichità si è distinta per il suo vasto patrimonio culinario, ricco di prelibatezze uniche al mondo. Non si parla solo di cibo ma anche di olio extra vergine di oliva e di molte bevande: basta pensare al limoncello, al nocino ed ai tanti vini pregiati quali il Taurasi, il Greco di tufo, la Coda di volpe, il Fiano, la Falanghina, il Piedirosso , il Biancolella, il Lacrima Cristi, l’Aglianico del Taburno e tanti altri ancora.
Ogni campano che si rispetti si è concesso, almeno una volta, un bel tour enogastronomico in questa ricca regione, che è una tappa obbligatoria per deliziare i vostri palati ed arricchire il vostro bagaglio culturale in materia culinaria.
Famoso è lo street food di molte citta campane, dove sarete letteralmente rapiti dai sapori, dagli odori, dai profumi per le strade e per i vicoli. Il cibo da strada è notevolmente apprezzato da grandi e piccini. Come non ricordare “la pizza a portafoglio” o a “libbretta”, a pizza fritta con cicola e ricotta, la frittata di maccheroni, o’ per’ e o’muss, gli scagnozzi di mais, zeppole e panzarotti, o’ bror e purp, sua maestà la pizza Margherita. Se poi entriamo nel campo dolciario, be allora non la finiamo più: Babà, sfogliatelle, pastiera di grano, migliaccio, castagnaccio, zeppole, roccocò e mustacciuoli…
L’amore per il cibo, la cura nel prepararlo sono davvero spiccati. La cucina è una vera e propria passione. Mangiare è un rito: le famiglie, soprattutto napoletane, sono solite riunirsi per pranzi o cene abbondanti, che durano a lungo. Alla fine di ogni pasto, è immancabile la tazzulella di caffè.
Per noi campani il caffè non è una bevanda, non è quel liquido scuro derivante dall’infusione dell’acqua con la miscela di caffè… è una scusa per dire ad una persona cara che lo stavi pensando, che gli vuoi bene. Il rapporto col cibo è molto particolare, quasi speciale: mangiare rende soddisfatti, assaporare i cibi delizia il palato ed infonde felicità. L’Italia meridionale conserva tutt’oggi una lunga lista di affascinanti credenze e rituali, tal volta magici anche nell’ambito gastronomico, che hanno contribuito a rendere la nostra terra luogo di cultura, di sapere, e di sapori oltre che di grande fascino e mistero.